una bella giornata di sole, quel sole che non riesce più a scaldare le ossa ma che scalda l'anima con la sua luce tagliente e sbieca tipica di questa stagione.
è l'11 novembre, l'estate di san martino che quest'anno fa onore alla sua fama.
sono a bousson, la mia tana da orso, nel cuore dell'alta valsusa che si appresta a vestirsi di bianco per trasformarsi in via lattea.
la voglia è quella di fare un'ultima capatina lontano dall'asfalto ben sapendo che probabilmente non raggiungerò la meta pur vicina che mi sono scelto ma che non sarà inutile provarci.
le emozioni che si trovano per strada molto spesso non sono quelle che ci si aspetta e proprio per questo sono più belle da assaporare.
la meta è il lago nero, pochi km di strada bianca proprio sopra la mia tana, a circa 2000mt slm.

eccolo qui, ci ero stato ad agosto, stavolta non ci sono arrivato, ma chi se ne frega.....
guardate





la strada bianca, lo sterrato, è beige: è coperta di aghi secchi caduti dai larici del bosco.
è una coltre morbida che scricchiola sotto le ruote del mio vecchio porconero e che nasconde qua e là piccole placche di ghiaccio che riflettono improvvisamente la luce del sole.
ma le placche non sono tutte piccole, me ne rendo conto un attimo dopo aver messo le ruote su una placca, completamente nascosta sotto la coperta beige, che occupa tutta la strada per almeno una trentina di metri....
un minutino di adrenalina a palla, quanto ci è voluto per riuscire a fermarmi e mettere i piedi in terra, capire che sono nella merda, che tutto intorno è ancora fermo al suo posto e che posso solo retrocedere in discesa un cm alla volta per quella decina di metri che mi separano dalla....terraferma sperando che tutto continui a restare al suo posto.
provo con altre due deviazioni ma più di tanto non si sale e altre scommesse col ghiaccio non ne voglio tentare.
sulla breve strada del ritorno mi aspetta l'emozione più bella della giornata, l'unica che purtroppo non posso documentare con una foto: sul prato a monte dello sterrato mi aspettano tre bellisimi cerbiatti, un pò infastiditi dalla mia intrusione, che mi scrutano mentre mi fermo per immortalarli e poi attraversano la strada davanti a me, dieci o quindici metri più in là, e se ne vanno senza darmene il tempo.





